UGI - Il Giornale dell'UGI - A Casa UGI doniamo tempo, ma riceviamo molto di più

A Casa UGI doniamo tempo, ma riceviamo molto di più

Certe storie cominciano in silenzio, con una parola detta da un’amica. Così è iniziato anche il cammino di Paola Bardina, referente dei volontari di Casa UGI. «Mi raccontava dei giorni in ospedale con suo figlio – ricorda – e di come i volontari fossero un raggio di sole nelle giornate più dure. Quelle parole mi sono rimaste dentro». Era il 2018, un momento in cui sentiva il bisogno di fare qualcosa che andasse oltre il lavoro, qualcosa che avesse a che fare con il tempo donato. Un volantino visto a una festa di quartiere e un clic sul sito dell’UGI le hanno aperto la porta di una nuova avventura. Da allora, Paola non se n’è più andata. Oggi coordina 47 volontari che ogni giorno danno vita alla Casa a due passi dall’Ospedale Regina Margherita. Sei di loro, coadiuvati dai volontari dei trasporti, si occupano del turno del mattino, dalle otto alle dieci, supportando la segreteria in un orario particolarmente trafficato con le famiglie che vanno in Ospedale per le visite. Dal lunedì alla domenica, due volontari aprono ogni pomeriggio la sala giochi, cuore pulsante della casa, dove bambini e genitori trovano un po’ di respiro e leggerezza.

«Gestire i turni, organizzare i calendari, assicurare la presenza di tutti è parte del mio compito – spiega – ma il senso del nostro lavoro è molto più profondo: essere lì, come presenza viva». Le attività non mancano mai: in settimana laboratori di musica, lettura e gioco guidati dalle educatrici; nel weekend i volontari della Croce Rossa e i clown delle associazioni Mole del Sorriso e VIP, che portano allegria e colori. Ogni pomeriggio, i volontari preparano la merenda per i bambini: un piccolo gesto che diventa momento di incontro e normalità. «Quando un bambino si ammala, si ammala tutta la famiglia – racconta Paola –. Molte mamme lasciano il lavoro per stare accanto ai figli, altri genitori provano a continuare con lo smartworking, ma per tutti è un cambiamento radicale. Noi cerchiamo di alleggerire quel peso, regalando tempo, sorrisi, un po’ di quotidianità».

Il gruppo è vario per età e provenienza: studenti, lavoratori, pensionati, donne e uomini dai 18 ai 70 anni. «Non esiste un manuale per fare il volontario – dice Paola –. Si impara stando con le persone, osservando, ascoltando. La nostra forza è la leggerezza con cui entriamo in contatto con le famiglie senza invadere, offrendo presenza e ascolto». Dietro questa apparente spontaneità c’è una formazione costante: incontri con medici, seminari con la psicologa dell’associazione, momenti di confronto con professionisti esterni. «È importante conoscere, ma anche proteggere se stessi. L’UGI tiene molto al benessere psicologico dei suoi volontari: solo chi sta bene può aiutare gli altri».

Fondata nel 2006, Casa UGI accoglie gratuitamente i bambini in cura e le loro famiglie, offrendo assistenza materiale e umana. «Ogni famiglia riceve un cesto di cibo all’arrivo – racconta Paola – e ogni settimana tutto ciò che serve per la quotidianità. Ma nel tempo abbiamo imparato che non basta. Con l’arrivo delle educatrici abbiamo trovato nuovi spunti, imparando a collaborare e a valorizzare i rispettivi ruoli».

Essere volontario, conclude Paola, non significa necessariamente fare qualcosa. «La cosa più importante è esserci. Non possiamo cancellare il dolore, ma possiamo renderlo un po’ più sopportabile. A volte basta un sorriso, una risata, o il semplice ascolto». E a chi si chiede se valga la pena dedicare tempo al volontariato, risponde con semplicità: «Il tempo è il dono più prezioso che abbiamo. Se decidiamo di offrirne un po’ agli altri, scopriremo che non è perso, ma restituito. E che la luce che portiamo resta anche dentro di noi».