Sono circa un milione in Italia le persone che hanno affrontato e vinto un tumore. Quello che chiedono al mondo – istituzioni, amministrazione pubblica, imprese, società – è di lasciarsi definitivamente alle spalle questa loro non facile storia. Oggi in Italia non è così. Nessuno dimentica, né aiuta a dimenticare. Anzi gli ostacoli opposti, al momento di firmare contratti di lavoro, bancari o assicurativi o di avviare pratiche di adozione, si traducono in discriminazioni di fatto, tanto più intollerabili per soggetti già segnati dalla sofferenza. Quasi che la malattia sia una colpa da espiare con profonde ricadute di carattere economico, sociale e psicologico. Eppure in Europa l’oblio oncologico è un diritto, già in vigore in Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania e presto anche in Spagna. In Italia si è fermi alle proposte di legge. Dieci alla Camera dove è iniziata da qualche settimana la discussione in seno alla Commissione Affari Sociali, che lavora a un testo unificato da trasmettere alla Camera. E quattro al Senato, dove però l’esame non è ancora iniziato. Sia pure diversi nell’impianto, i vari disegni concordano nell’indicare in 10 anni dalla positiva conclusione delle terapie il diritto all’oblio per l’accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi, alcuni anche per le richieste di adozione e per l’inserimento al lavoro, uno addirittura esteso anche alla sfera medica della riabilitazione e dei follow up. E il termine si riduce a cinque anni se la malattia è insorta prima dei 18 anni, quindi in età pediatrica. In attesa di una normativa finalmente rispettosa delle ragioni dei guariti, va comunque interpellata la società civile che deve usare sensibilità e attenzioni per non cadere in discriminazioni cariche di conseguenze sulla qualità della vita di alcuni suoi membri. Il riferimento è in particolare agli aspetti medici, psicologici, relazionali degli ex malati e alla necessità di offrire, soprattutto ai più giovani, prospettive di piena realizzazione delle proprie aspirazioni. Il diritto all’oblio è l’argomento cruciale su cui si concentra questo terzo numero de “Il Giornale dell’UGI”. Interviste, approfondimenti e analisi invitano il lettore a guardare da diversi punti di vista questo nodo, che scuote le coscienze. Perché ognuno ha il diritto di essere “dimenticato” per ciò che è accaduto nel proprio passato e perché una malattia non può essere un problema per il resto della vita. Ma soprattutto perché una persona è ben di più della sua malattia.