UGI - Il Giornale dell'UGI - ISTANTANEE

ISTANTANEE

Anni 2000, pronti per la gita: zainetto, cappellino, ombrello, panino, bottiglietta acqua e una macchina fotografica, una di quelle con il rullino da 12 foto, una usa e getta.

La mia era sempre della stessa marca: giallo con i disegni blu di una nota cartolibreria di quegli anni.

Poco prima di partire sempre le solite raccomandazioni: “mi raccomando fai attenzione”, “non ti allontanare” e “occhio alla macchina fotografica”.

Si partiva con queste responsabilità, la responsabilità di avere sempre un occhio vigile, di stare sempre con il gruppo.

Si arrivava tutti insieme, pronti per una giornata fuori porta con l’obiettivo comune di divertirsi e portarsi con sé più ricordi possibili, complice di tutto questo lei: la macchina fotografica.

Quante volte in quei momenti avete pensato: “faccio ora la foto?”, “Ne vale la pena?”, “E se poi finisco il rullino? Non ne ho un altro! È usa e getta!”

Centellinavamo quegli scatti per i momenti più belli, quelli scatti che sono diventate foto materiali, che ancora oggi guardiamo e magicamente prendono vita in azioni, profumi ed emozioni.

Ogni scatto doveva essere importante tanto quanto gli altri, avevano il compito di vivere, ricostruire e farsi carico di tutti quei momenti al 100%. 

Quei momenti catturati con la piena consapevolezza che nulla sarebbe tornato, che avremmo dovuto scegliere i momenti importanti da immortalare senza sapere se dopo ce ne sarebbero stati di migliori, o se magari era l’ultimo memorabile di quella giornata.

Ciak! Cheese! Ed ecco che eravamo pronti a dirci “Questo momento rimarrà nella mia mente e sulla carta fotografica”

Ma oggi? Oggi pensiamo veramente nello stesso modo?

Pensandoci… oggi non abbiamo più la paura di sbagliare foto, di bruciarla, di venire con gli occhi chiusi o muoverci, siamo sommersi di spazio sui cellulari, sui pc, talmente tanto che anche quando lo scatto è perfetto ne facciamo qualcuna di più, così per sicurezza.

Sicurezza di cosa?

Ci basta tirare fuori il nostro smartphone e scattare, senza dover pensare se effettivamente è uno di quei momenti “da stampare” sulla carta ma soprattutto tra i ricordi.

Facciamo talmente tante foto che ormai tutti i nostri momenti sono di egual importanza, non siamo più in grado di riconoscere i momenti che vogliamo ricordare in una foto, come se ci servisse per evitare di ricordarlo con la memoria.

Non abbiamo più la paura che venga bruciata, con gli occhi chiusi o sfocata.

Ora fermiamoci, quante volte ci è capitato di andare al ristorante e fotografare il piatto?

A me l’altra sera, eppure ci rifletto.

Ma voi vi immaginate se fossimo tutti al ristorante a fare la foto con la macchina fotografica a rullino?

Ciak! Ciak! Ciak! Sarebbe come stare in un prato pieno di grilli.

Proviamoci a immaginare tutti noi al ristorante, e ogni qualvolta vediamo qualcuno fare una foto a un piatto, immaginiamolo con la polaroid in mano.

Domandiamoci, è davvero un momento così importante?

Stamperemo mai quella foto? Magari per metterla in sala… non credo.

Non abbiamo più il concetto di momento.

Questo esempio è solo lo specchietto di come abbiamo cambiato il modo di percepire le cose importanti, una riflessione all’evoluzione che, seppur innovativa, alcune volte ci porta ad atteggiamenti e abitudini superficiali. 

È lo specchietto per le azioni che facciamo, la voglia che mettiamo nelle nostre attività, il tempo che dedichiamo alle persone care, è tutto come se fosse un rullino.

Soffermiamoci ai momenti da ricordare e pensiamo se effettivamente valga la pena di quello scatto, di quell’azione, di quella parola non detta, di quella parola detta.

E tu? Torneresti alla polaroid?