UGI - Il Giornale dell'UGI - LE NUOVE PROFESSIONISTE DELL’UGI

LE NUOVE PROFESSIONISTE DELL’UGI

Due educatrici professionali ed una terapista occupazionale sono entrate nella squadra dell’UGI per offrire servizi sempre più personalizzati e specializzati ai giovani pazienti.
Si chiamano Marta, Miriam e Roberta e sono le nuovissime figure professionali che, da qualche tempo, prestano servizio presso le strutture dell’Associazione, affiancando i volontari ed il personale. Questa attività si realizza grazie al contributo erogato dal ministero del lavoro e delle politiche sociali.

MARTA PEROTTI
EDUCATRICE PROFESSIONALE
L’educatore lavora in tutti i contesti all’interno dei quali ci sono persone con dei bisogni. Ognuno di noi può attraversare dei momenti di fragilità e bisogno nella propria vita e può doversi rivolgere ai servizi, qualunque essi siano, per poter migliorare la propria condizione. L’educatore in senso ampio, si occupa proprio di questo: accompagna le persone nei momenti di fragilità, raccoglie i bisogni, aiuta l’altro a trovare nuovi strumenti più o meno concreti, e punti di vista per risolvere i problemi. Grazie all’associazione UGI entro in ospedale, nei reparti di oncoematologia pediatrica e porto il mio contributo in un momento delicato come la malattia di un figlio e le cure annesse. Il mio obiettivo è proprio farmi vicina alle famiglie e, lì dove ci sono dei bisogni specifici, cercare di dare un contributo per risolverli, insieme. Mi occupo inoltre anche dell’organizzazione e della divulgazione delle attività per i ragazzi, in presenza e online. Grazie a una fitta rete di collaborazioni, l’Associazione offre sul territorio molte possibilità e in più si occupa delle attività online, necessarie soprattutto per i bimbi e ragazzi in ospedale, che nel periodo di ricovero hanno la possibilità di poter svolgere attività ludico ricreative a distanza e a cui partecipare inseriti in un gruppo, nonostante il ricovero. Per alcuni bambini e ragazzi poi, si può scegliere, in accordo con il personale medico, percorsi più specifici. I momenti con l’educatore possono agevolare sotto diversi punti di vista. Nei contesti di ospedalizzazione, si possono offrire percorsi educativi individuali e personalizzati rivolti ai pazienti e spazi dedicati ai caregiver. Nella riuscita di un’attività, anche semplice, si recupera autostima, autoaffermazione, motivazione, attitudine positiva. Nei ritagli di gioco, attività, ma soprattutto di relazione, si ricostruisce insieme un campo di normalità.

MIRIAM CASTELLINO
EDUCATRICE PROFESSIONALE
Sono Miriam Castellino, educatrice professionale laureata presso l’Università di Studi di Torino. Mi occupo di organizzare e gestire i servizi educativi e riabilitativi all’interno di Casa UGI e UGIDUE. Nello specifico mi occupo di affiancare e supportare i volontari nell’organizzazione e gestione delle attività della Sala Giochi, al fine di individuare i bisogni educativi specifici dei bambini che possono essere affrontati nel piccolo gruppo, o se necessario, in attività individuali. L’obiettivo è quello di aiutare i bambini e i genitori, affinché possano elaborare strumenti utili ad affrontare la situazione che stanno vivendo nell’ottica di un pieno superamento. Per far ciò, fondamentale è la collaborazione con le altre figure professionali, in particolare con il servizio di psiconcologia del Regina Margherita, con il quale c’è uno scambio periodico e approfondito. Accanto a questo, mi occupo di seguire, attraverso attività individuali, alcuni percorsi socioeducativi con adolescenti che hanno terminato, o quasi, le cure mediche. L’obiettivo è quello di un graduale “ritorno alla normalità”; attraverso un progetto educativo condiviso con i genitori, aiuto i ragazzi a sviluppare le loro potenzialità e a trovare da sé le risorse per un sano e corretto sviluppo con l’obiettivo finale di incrementare il livello di autonomia e soddisfazione personale. Ciò è reso possibile attraverso occupazioni ricreative come la cucina, le uscite e la partecipazione alle attività che il territorio propone.

ROBERTA GIOBELLINA
TERAPISTA OCCUPAZIONALE
Il Terapista Occupazionale (T.O.) è l’operatore sanitario che agisce nell’ambito della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei soggetti affetti da malattie e disordini fisici, psichici, sia con disabilità temporanee che permanenti, utilizzando attività espressive, manuali-rappresentative, ludiche e della vita quotidiana. La peculiarità dell’intervento di T.O. è la focalizzazione sulle performance occupazionali. Specificatamente, si effettuano valutazioni ed interventi sulla persona; sulle attività significative per la persona stessa e sull’ambiente fisico, sociale e culturale, per renderlo accessibile e adatto al sostegno della partecipazione e dell’autonomia. Quindi, si può affermare che l’occupazione è il fine della T.O. ma anche il mezzo attraverso il quale si cerca di modificare le funzioni della persona (capacità motorio-sensoriali, cognitive, emotivo-relazionali). Essa può riguardare la sfera della cura personale, del lavoro o della scuola e del tempo libero. L’intervento della T.O. in UGI è rivolto a tutti i pazienti affetti da tumore osseo maligno in carico alla S.S. Riabilitazione Infanto Giovanile dell’OIRM, su indicazione del medico fisiatra ed in collaborazione con il fisioterapista di riferimento fin dalla fase precoce della malattia. Nello specifico, con la T.O. si studia l’ambiente domestico rendendolo accessibile e fruibile per una piena integrazione dell’individuo nel suo contesto di vita. Si indagano, in particolare, le abitudini ed i fattori legati all’esecuzione delle attività di vita quotidiana, allo scopo di identificare precocemente le barriere alla partecipazione autonoma e di garantire la sicurezza della persona durante lo svolgimento delle proprie occupazioni. Infine, si individuano possibili soluzioni personalizzate (strategie, ausili, modifiche ambientali). Con tale modalità operativa si permette al paziente un rientro al proprio domicilio – ormai adattato e predisposto per lo svolgimento autonomo delle occupazioni per lui significative cosicché si possa effettivamente aumentare il livello di autonomia e di sicurezza del paziente stesso e del caregiver, con diminuzione della fatica percepita.