UGI - Il Giornale dell'UGI - L’EDITORIALE DI STEFANO TAMAGNONE

L’EDITORIALE DI STEFANO TAMAGNONE

Equità, eguaglianza, inclusione. Valori preziosi, fondamentali. Concetti di cui si sente parlare tutti i giorni, ma che sovente risuonano come un inutile mantra a servizio di una retorica che svuota le parole dei loro significati profondi. Lo si comprende ogni volta che si ragioni su uno qualsiasi dei princìpi sanciti come dalla nostra Costituzione. E, purtroppo, il diritto alla salute non fa eccezione, declinato come è in maniera diversa anche solo in base al fattore geografico, con differenze enormi a seconda che si risieda in una Regione piuttosto che in un’altra, in un Comune della provincia o in una metropoli. “La malattia – mi diceva l’altro giorno un caro amico sardo “migrato” a Torino per una terapia che a Cagliari non sarebbe stata possibile – è democratica, non guarda in faccia nessuno. Le cure, invece, in Italia, no. Non sono democratiche”. Con una parte della sanità che riesce a raggiungere livelli di eccellenza, grazie all’organizzazione e alle innovazioni tecnologiche, mentre un’altra continua ad arrancare, faticando anche solo a garantire gli standard minimi di assistenza ai propri pazienti. Così, il quadro che ci si presenta di fronte è quello di un’Italia spaccata in due. Con il Sud che – come scrive Marcella Mondini nello speciale di questo numero – registra una povertà sanitaria che riguarda l’8% dei nuclei familiari, ossia il doppio rispetto al 4% del virtuoso Nordest. I malati, allora, per inseguire la speranza di guarire, se possono, prendono un treno, un aereo o l’automobile, e percorrono centinaia di chilometri. Accade ogni giorno, sempre più sovente. Anche quando ad inseguire la speranza siano i bambini o i ragazzi malati. L’UGI, da sola, dal 2006 a oggi, ne ha accolti quasi 900 provenienti da 22 nazioni diverse e da tutte le regioni del nostro Paese. Con un tasso di occupazione degli alloggi di CasaUGI, a cui si è aggiunto il nuovissimo residence di via Saluzzo, costantemente al massimo. Questo, da un lato, dimostra che l’ospedale Regina Margherita, nel campo dell’oncoematologia pediatrica, è un esempio di efficienza e cure all’avanguardia a livello internazionale, con una capacità di garantire terapie impossibili altrove. E dall’altro conferma l’importanza di una Organizzazione come la nostra, indispensabile per dare una speranza a tante famiglie che arrivano da luoghi lontani. Offrendo un’abitazione, certo. Ma anche un’assistenza a tutto tondo, con importantissimi investimenti nella riabilitazione, sempre più indispensabile, visto che oltre l’80% dei bambini malati di cancro per fortuna guarisce. L’UGI, allora, grazie ai volontari e a tutti coloro che ne sostengono le attività con le proprie donazioni, diventa un esempio di sinergia tra sanità pubblica e Terzo Settore. Indicando una via da seguire per colmare il gap tra pazienti di Serie A e di Serie B. E restituendo concretezza a parole e diritti che richiedono fatti, non grida manzoniane.