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Lo Sport con UGI, un ponte verso la vita

Nato un anno e mezzo fa, il progetto offre ai ragazzi offtherapy dell’UGI la possibilità di praticare sport a titolo gratuito. Un’ampia rosa di attività grazie alla collaborazione di nove diversi enti sportivi. Le équipe multidisciplinari dell’Ospedale Regina Margherita indicano le discipline più adatte e sorvegliano i percorsi sportivi dei ragazzi. All’inizio erano sette ragazzi che correvano dietro a un pallone. Ora, dopo 5 anni, sono cento giovanissimi, impegnati nel calcio, ma anche nella danza, nel nuoto, nei pattini su ghiaccio, nello sci e nel canottaggio.

Il progetto “Lo sport con UGI” è nato in sordina e quasi per caso nel 2018, ma presto è cresciuto a dismisura per la sorpresa dei suoi stessi promotori. Configurato in rete nel 2021, ora si avvale delle forze unite di ben 9 enti sportivi, che offrono ai ragazzi off therapy di UGI le loro prestazioni gratuitamente: il Torino FC, lo CSEN Piemonte, il CUS Torino, Paideia, Acquarella, Insuperabili, Armida, Palaghiaccio Tazzoli, Sciare per sorridere. Imprescindibile riferimento di tutte le attività resta il presidio delle équipe di medici, fisiatri e psicologi dell’ospedale infantile Regina Margherita e anche il forte supporto dell’istituto di Medicina dello Sport, che garantisce visite di idoneità sportive gratuite per il primo anno di pratica e successivamente a condizioni di favore. È un progetto che piace sempre di più sia a chi tra i ragazzi – guariti o a fine cura – vi è inserito, sia ai fan che non vedono l’ora di iniziare o ricominciare una disciplina sportiva. A un anno e mezzo dal suo esordio, lo dimostrano i numeri di un sondaggio somministrato dall’UGI ai giovani sportivi e alle famiglie. E se il bilancio è positivo, c’è abbastanza materiale anche per tirare le somme, per ipotizzare, sulla base di quanto si è fatto, eventuali correzioni di tiro e per guardare avanti sulle nuove strade da imboccare.

Di qui una speciale tavola rotonda ospitata in UGIDUE il 30 maggio scorso.

Un appuntamento a cui hanno dato il loro contributo gli esponenti delle istituzioni, gli operatori sportivi e gli stessi beneficiari del progetto. “Crediamo molto in questa iniziativa – sostiene Marcella Mondini, Segretario generale di UGI – Lo sport è secondo noi una formidabile leva di crescita e di autostima”. “Lo sport è gioia, è coesione è spirito di squadra – le fa eco Franco Sarchioni, Vicepresidente UGI – Valori positivi che conviene coltivare. Ma proprio per questo le nostre linee di azione debbono essere sempre più mirate e convergenti”. L’idea è quella di estendere la rete dei presidi sportivi in tutta Italia e, se possibile, serrarne le maglie in una sempre più intensa collaborazione. “L’attività fisica è per i nostri bambini e ragazzi una grande opportunità – osserva Franca Fagioli, direttore del Dipartimento patologia e cura del bambino dell’infantile Regina Margherita – Offre la possibilità di guardare al futuro oltre la malattia e diventa quindi una fortissima leva motivazionale sia per i guariti, sia per chi sta per uscire dalla terapia e anche per chi ancora è in cura. Non a caso puntiamo a coinvolgere nel nostro programma quanti più soggetti possibile, sempre contando sulla collaborazione di UGI e della rete di enti sportivi”.

Lo sport è fonte di benessere completo, anche intellettuale. “È noto quanto l’attività motoria dia impulso alla plasticità cerebrale necessaria all’apprendimento – considera Federica Ricci, neuropsichiatra infantile in servizio al Regina Margherita – Al contrario la sedentarietà e la chiusura in spazi ristretti inducono alla depressione, stato che nuoce alla crescita psico-fisica. Per i nostri bambini e ragazzi messi alla prova da terapie pesanti la pratica sportiva è una panacea che favorisce uno sviluppo a più dimensioni, fisico, educativo e relazionale”.

Anche in oncologia pediatrica lo sport è visto come efficace mezzo di reinserimento sociale. Spiega Daniele Bertin, dirigente medico di Oncoematologia pediatrica al Regina Margherita: “Stando alle più avanzate metodologie scientifiche, sempre più in tutte le fasi di cura bisogna avere a cuore tutte le necessità e le richieste dei nostri piccoli pazienti. La soddisfazione delle esigenze profonde è essa stessa un cruciale fattore di guarigione e di superamento delle tossicità tardive dovute alle terapie importanti cui l’organismo è stato sottoposto. Certo prima di avviare un percorso sportivo occorre attentamente valutare, oltre alle propensioni e alle attitudini soggettive, anche il complessivo stato di salute psico-fisica”.

Centrale per individuare, caso per caso, il giusto sport, è il ruolo della fisiatria, soprattutto nelle fasi di post intervento chirurgico. “Il metodo con cui operiamo è interdisciplinare – informa Paola Imazio, specializzata nella Riabilitazione dell’età evolutiva nell’ambito delle patologie ortopediche e traumatologiche – in équipe con specialisti di diverse discipline stiliamo un programma di recupero personalizzato. Dapprima indirizziamo il soggetto in palestra protetta – e qui ci appoggiamo ai presidi tecnologicamente attrezzati di UGIDUE – quindi all’esterno. Che si tratti di campi di calcio o di sci, di piscine o addirittura di un lungofiume, l’obiettivo è aiutare i ragazzi a riprendere la consapevolezza del proprio corpo e delle proprie capacità, riconquistando così sicurezza, indipendenza e padronanza dei movimenti”.

La possibilità di fare pratica sportiva cambia gli orizzonti esistenziali di un ragazzo, ma di sicuro incide anche sulle modalità di cura. “La psicomotricità ha un impatto determinante non solo sulla qualità della vita dei ragazzi – conferma Francesca Rossi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva presso Città della Salute – Cambia metodi e obiettivi della stessa presa in carico riabilitativa. Da un approccio esclusivamente medico siamo passati a una prospettiva fisica adattata alla situazione di abilità motoria. E su questo abbiamo lavorato con speciali percorsi di sostegno taylorizzati e sempre con la possibilità di scegliere tra una rosa di opportunità. I risultati, molto positivi, ci invitano a proseguire su questa strada. Abbiamo creato un servizio che prima non esisteva e lo abbiamo studiato per tutti i bambini in cura, non solo gli oncologici. Ora si tratta anche di individuare un numero sempre maggiore di presidi per assicurare queste attività, in Torino e fuori. Bisogna costruire una rete sempre più ampia, a garanzia di un protocollo di prestazioni condiviso”.

Il sostegno psicologico non deve mai venire meno in nessuna fase del cammino. “Per accompagnare i passi dei ragazzi occorre dare priorità all’ascolto, senza trascurare le funzioni di guida – sottolinea Giulia Zucchetti, responsabile di Psiconcologia, presso la Struttura complessa di Oncoematologia Pediatrica, dell’infantile Regina Margherita – Bisogna instillare fiducia, agendo con la necessaria attenzione e umiltà che si deve a chi soffre. Il compito è più semplice con un bambino, ma assai più faticoso di fronte a un adolescente che non a torto si ribella alla brusca interruzione dei suoi sogni e progetti”. È proprio qui che lo sport può diventare un provvidenziale ponte verso la scoperta di un sé diverso, ma di non minor valore. Per dare corpo e compiutezza ai vari itinerari di riabilitazione e reinserimento sociale interviene ora anche la medicina dello sport. Nel febbraio scorso è stata stipulata una convenzione con gli enti del terzo settore legati al progetto “Lo sport con UGI” .