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Prevenire, meglio che curare

Bernardino Ramazzini, medico vissuto tra il 1600 e il 1700 e padre della medicina del lavoro, asseriva con convinzione che “prevenire è di gran lunga meglio che curare”. Nulla di più vero e di più utile. La prevenzione coinvolge tante professioni, medici, psicoterapeuti, insegnanti, infermieri, genitori. 

La prevenzione impedisce o argina eventi pericolosi e diminuisce i fattori di rischio per l’uomo e per l’ambiente che lo circonda. Gli agenti e le condizioni ambientali che possono minacciare la nostra salute possono essere valutati facendo attenzione al pericolo che rappresentano, al rischio che comportano e all’impatto che producono sul nostro stato di salute. 

Ma cosa significa “prevenire”? In campo medico vuol dire promuovere la salute dell’individuo e della collettività e l’obiettivo principale è ovviamente quello di evitare la malattia favorendo quindi la buona qualità lavorativa e di vita. Però prevenzione significa anche ridurre la morbilità – cioè la frequenza percentuale di una malattia in una collettività – e la mortalità e anche tutti gli effetti provocati da certi fattori di rischio. Quindi si parla anche di evitare la diffusione di certe patologie e magari di eliminare alcune malattie. 

Vari studi in questo campo hanno portato alla classificazione dei vari tipi di prevenzione, che infatti si articola in tre livelli, primaria secondaria e terziaria. 

La prevenzione primaria è la principale forma di prevenzione. Consiste nell’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre all’origine l’insorgenza e lo sviluppo di una patologia o di un evento sfavorevole. L’obiettivo è quello di evitare che una patologia si presenti in individui sani. Per esempio la campagna contro il fumo, l’educazione alimentare, l’attenzione all’ambiente, le vaccinazioni. 

La prevenzione secondaria riguarda invece individui sani che presentano un danno biologico già in atto, e mira a guarire eventuali lesioni o disturbi prima che la malattia si manifesti clinicamente. È quindi importante sottoporsi a esami di routine e recarsi dal medico con una certa periodicità.

La prevenzione terziaria si rivolge non tanto alla prevenzione della malattia in sé, quanto ai suoi esiti più complessi. Riguarda quindi le complicanze, le probabilità di recidive e la morte. Con prevenzione terziaria si intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali che derivano da uno stato patologico o disfunzionale. Pensiamo alle misure riabilitative e assistenziali che aiutano il paziente a reinserirsi nel mondo del lavoro e a riprendere la quotidianità di un tempo. 

Questo breve accenno dovrebbe comunque farci capire meglio quanto sia importante essere attenti alle raccomandazioni dei medici quando ci invitano a fare esami di controllo. Quanto sia importante l’ambiente in cui viviamo e quindi tutte quelle forme di attenzione particolare per evitare sprechi, danni irreversibili, superficialità ed egoismi dannosi. Non basta fare gli esami, e non basta assolutamente consultare i vari siti web: se non si conosce la materia non la si sa interpretare nel modo corretto con il rischio di fare cose non consone e non utili alla prevenzione. 

Nel 2016 si svolse un seminario organizzato dal Ministero della salute dal titolo “Clima e salute” in cui si è parlato anche degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute in campo pediatrico. Riporto qui sotto alcune raccomandazioni: 

  • i bambini sono soggetti vulnerabili e sono ancora poche le pubblicazioni sull’impatto del cambiamento climatico sulla salute, che descrivono gli effetti sui bambini; 
  • tutti siamo consci degli effetti deleteri sulla loro salute causati dalla scarsa disponibilità di cibo, di acqua e aria pulita e dalla nocività delle malattie; 
  • dobbiamo acquisire la consapevolezza di come il cambiamento climatico, e in particolare le temperature estreme, peggiorino questi effetti, particolarmente su organismi vulnerabili e fragili come i bambini; 
  • le esposizioni che influenzano la salute dei bambini iniziano prima del concepimento e continuano durante la gravidanza, l’infanzia e l’adolescenza; 
  • molti fattori possono modificare le esposizioni ambientali dei bambini rispetto a quelle degli adulti, aumentando la loro suscettibilità agli effetti di tali esposizioni o accentuandole. 

Da queste allarmanti raccomandazioni si evince che il rispetto dell’ambiente è di fondamentale importanza e non può e non deve essere trascurato. È quindi essenziale che siano previste adeguate misure di protezione della salute dei bambini, per ridurre gli effetti del cambiamento climatico in maniera costo-efficace. 

Ma quali sono i principali fattori di rischio nel bambino e nell’adolescente? 

  • Esposizione al fumo passivo
  • Poca attività fisica: scarsi giochi di movimento e di attività fisica strutturata. L’aumento della sedentarietà a causa delle tecnologie, dell’eccessivo utilizzo dei dispositivi elettronici e troppa video-esposizione (inclusa la televisione). 
  • Scorretta alimentazione: saltare la prima colazione oppure consumare una colazione inadeguata; consumare merende troppo abbondanti; consumare frequentemente bevande zuccherate; seguire un’alimentazione ricca di grassi saturi e povera di verdure, frutta e pesce. 
  • L’obesità favorita dalla scorretta alimentazione, con un eccessivo apporto calorico, e dall’inadeguato livello di attività fisica. 
  • La riduzione quantitativa delle ore di riposo notturno. 

Poche ma sane raccomandazioni facili da seguire. La prevenzione riguarda tutti, e non si tratta solo di risparmio sulle medicine e sulle visite mediche, ma di evitare l’inquinamento, fare attività sportiva, dedicare tempo all’aria aperta, evitare i video giochi e i social, mangiare bene e soprattutto tenere alla propria salute.