MARGHERITA FRARI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE QUBI CI PARLA DEL PROGETTO DEDICATO AI FRATELLI E ALLE SORELLE DEI NOSTRI PAZIENTI
Già, essere a casa è davvero importante per ognuno di noi, significa poter trovare accanto ad altre cose, tutta la serenità per star bene. È questa l’idea che anima il progetto portato avanti da Margherita Frari per UGI, un progetto dedicato ai fratelli e alle sorelle dei nostri pazienti, sostenuto e scritto per tutto ciò che concerne gli obiettivi principali, con l’attenta partecipazione di una educatrice e di una psicologa UGI. E Margherita si è così inventata un laboratorio di cucina. Forte delle sue competenze, è cuoca specializzata, e come dice di se stessa: “Senza voglia di ufficio ma appassionata e convinta che il cibo sia un collante che offra un importante primo approccio per relazioni sociali personali e stabili”, dal 2015 fa parte dell’Associazione Culturale QuBi, che coniuga le più svariate forme di cultura con il cibo ed ha sede a Torino in via Parma 75.
In seguito a molteplici attività con i ragazzi del quartiere Aurora, Margherita è approdata in UGI proprio in seguito a indicazioni offerte da un cliente che frequenta la sua Associazione, e ciò che ha portato avanti con i nostri bimbi dimostra come la sua tesi iniziale sia diventata una realtà. Così ha deciso di offrire ai fratelli, alle sorelle e ai genitori dei bimbi UGI un laboratorio di cucina nello spazio dedicato di QuBi, per promuovere momenti di svago culinari, come se si trovassero nella loro seconda casa.
La struttura di questi incontri è stata articolata nei due periodi, intercalati da una breve pausa, di ottobre-gennaio e gennaio-giugno, per una frequenza mensile di 3 o 4 ore, sia per i più piccini dai 3 ai 5 anni, sia per i bimbi dai 6 ai 10 anni, sia per i più grandi in età dai 10 ai 13. A tutti i partecipanti Margherita ha insegnato l’arte della cucina, esplicitandola con affetto attraverso un gran lavoro di manipolazione per i più piccoli e di cucina più complessa per le altre fasce d’età. “E i risultati sono stati apprezzatissimi perché alla fine delle lezioni si condividevano meravigliosi pranzetti, aperitivi con succulenti bocconcini di personale creazione di cui tutti i partecipanti andavano fieri, e a cui i genitori plaudivano. C’è stato poi il secondo periodo, da gennaio a giugno, in cui le attività sono state gestite sempre attraverso la creazione di piatti gustosi e succulenti, attività arricchite da laboratori più specifici per piccoli e grandi, quali la conoscenza botanica teorica e pratica delle erbe aromatiche più comuni.” QuBi ha uno spazio orticolo proprio a fianco della sede centrale dell’Associazione e quindi l’osservazione e la conoscenza della natura ha avuto anche gioco forza nel percorso di conoscenza e inclusione che Margherita e i suoi collaboratori si sono proposti. Infatti ci dice: “Con il cibo si possono imparare tante cose, prima nasce l’interesse, quindi la collaborazione nel fare le cose, l’amicizia, la gioia del saper fare. I bimbi hanno seguito i corsi con entusiasmo, e questo è stato il miglior traguardo, si aiutavano a vicenda mentre i genitori interagivano con loro. C’è stata una sinergia davvero importante tra tutti i partecipanti. Bisognava vedere quanto i bimbi fossero attivi in cucina.”
Le chiedo quali ricordi ha delle giornate culinarie e Margherita ci racconta questo episodio, indicativo del clima che si respirava nei suoi corsi: “Ho il ricordo di una giornata in cui con noi c’era una famiglia composta da tre fratellini e dalla loro mamma. Purtroppo la mamma era quasi sempre in ospedale per stare accanto a un quarto figlio gravemente ammalato e poco era il tempo che poteva offrire agli altri tre piccini, però adorava la cucina e questo corso è stato il modo per un bel ritorno con i suoi figli. Infatti si è iscritta con piacere ed era davvero capace, brava a lavorare gli ingredienti, in particolar modo la farina, da cui sapeva trarre del pane squisito. Ci raccontò quel pomeriggio di aver fatto sempre il pane a casa sua in Marocco, ed era contenta ora di poter esercitare questa abilità come fosse nella sua terra, nella sua cucina. Fu così che volontariamente si cimentò in questo lavoro non previsto dal programma del pomeriggio, impastando tanti panini esattamente come faceva abitualmente tra i suoi cari e con i suoi bimbi ora felici di riaverla vicina e orgogliosi delle capacità della mamma gratificanti anche per gli altri partecipanti. Però voglio aggiungere che questo pane, così aggregante è diventato un valore aggiunto, quello della condivisione con i presenti.
Un bel ritorno di ambiente familiare al servizio dei presenti, il pane buonissimo era per tutti quanti. Cosa desiderare di più…”