C’è un campo, a Chieri, dove la pallavolo si gioca seduti. Non è un dettaglio tecnico, è una rivoluzione silenziosa. Qui il terreno è vicino, le mani sfiorano il campo, e la rete diventa un ponte tra mondi che si pensavano lontani. È il Sitting Volley, uno sport che non conosce barriere, che accoglie chi ha dovuto reinventare il proprio corpo e chi vuole condividere il viaggio.
Filippo Vergnano, presidente della Reale Mutua Fenera Chieri ’76, racconta questa storia come si racconta una rinascita. Dopo le Paralimpiadi di Londra 2012, un’idea ha preso forma: creare una squadra dove la parola “limite” non avesse cittadinanza. Così è nata la DiaSorin Fenera Chieri ’76, e da allora il movimento è cresciuto, nutrito da ex atlete, dirigenti, fisioterapisti, famiglie. Una comunità che si muove insieme, come un organismo vivo.
Oggi il Sitting Volley ha un campionato italiano, tornei che radunano decine di atleti da ogni angolo del Paese. Al Palafenera, il Torneo DiaSorin è una festa: ottanta giocatori, squadre miste, ragazzi e ragazze che si afrontano con la stessa fame di gioco. Tra loro ci sono anche volti che conosciamo bene: Michela, Claudia e Giulia, ragazze seguite da UGI. Hanno trovato in questo sport non solo il gusto della sfida, ma il respiro largo della libertà. Chi già conosceva la pallavolo è tornata a volare, fino alla convocazione in nazionale; chi non l’aveva mai provata ha scoperto un orizzonte nuovo, fatto di passione e di amicizie.
Non è facile: ci sono allenamenti, trasferte, chilometri macinati con le famiglie al fianco. Ma ogni fatica si scioglie quando la palla tocca il campo e rimbalza verso la rete. Quest’anno la squadra ha partecipato alle Final Four di Coppa Italia a Siderno, il 6 e 7 dicembre. I risultati contano, certo, ma non sono il cuore di questa storia. Il cuore è la possibilità di giocare, di sentirsi parte di un cerchio che non esclude nessuno.
E intanto, fuori da Chieri, il mondo si accorge di questa forza: l’Italia è campione d’Europa, quinta alle Paralimpiadi di Parigi. Segni di un movimento che cresce, che chiede spazio e voce. Perché il Sitting Volley non è solo sport: è un racconto di corpi che si rialzano, di comunità che si stringono, di vite che trovano nuove strade.
Un grazie a Filippo Vergnano e a chi, ogni giorno, tiene accesa questa fiamma. Perché in quel campo basso, dove si gioca seduti, si impara che la vera altezza è stare insieme.
