Francesco sei un grande! Questo dice Mario il giovane meccanico impiegato presso la Fondazione Macaluso, mentre segue i bimbi in officina dopo aver constatato l’euforica passione che Francesco ha per le auto e la sua capacità di riconoscere i modelli, il suo illuminarsi davanti ad una Ferrari 612 Scaglietti su cui si siede anche solo per un momento! Francesco è un adolescente di 15 anni, che adora le auto e che con altri nostri bimbi UGI ha avuto la fortuna di trascorrere un pomeriggio in compagnia di una divertente e coinvolgente iniziativa pensata, organizzata ed offerta dalla Fondazione Gino Macaluso.
Monica Macaluso, moglie di Gino e ad oggi presidente della Fondazione, forte della conoscenza dell’UGI e buona amica della stimata professoressa Franca Fagioli, decide proprio con lei un vincente progetto da offrire ai bimbi e ragazzi dai 4 ai 17 anni, che sono ospiti di Casa UGI durante le cure oncologiche. Per questo i padiglioni della Fondazione, cioè l’officina, l’edificio delle auto sportive e delle auto più iconiche, per due pomeriggi il 27 e il 28 settembre, si sono aperti a 6 ragazzi e alle loro famiglie. La Fondazione è nata nel 2018 come atto d’amore da parte di Monica per il marito e dei figli per il padre. Vuole celebrare il grande impegno e lavoro svolto nel tempo da Gino (mancato nel 2010) ed è ora vissuta come un valore di condivisione proposto affinché tutti coloro che ne abbiano intenzione possano conoscere la grande passione di un uomo per le auto, una passione che ha visto la ricerca dell’eccellenza nel dare un posto d’onore alle auto storiche, di design iconico e alla nascita di una biblioteca dell’auto fornitissima di volumi, riviste e altro. Di questo spirito e di come la Fondazione si renda disponibile per varie iniziative di delicata sensibilità, ci parla Federica Ellena, la curatrice delle attività della Fondazione che ha seguito in prima persona i pomeriggi.
Ecco la sua presentazione: “I nostri invitati UGI sono arrivati verso le 15, con una navetta che la Fondazione ha messo a disposizione per loro, erano accompagnati dai genitori e da un’interprete per ogni gruppo dei bimbi ucraini, in modo che non ci fossero barriere linguistiche. Mi piace partire dal ricordo di una frase detta da Francesco il ragazzo già sopra citato -Io vengo solo per le auto- che invece pian piano ha piacevolmente accettato il coinvolgimento in questo progetto. Ed è un po’ il simbolo di quanto è successo. Da un primo timido approccio, da una titubanza iniziale, gli ospiti sono diventati attivi, vivaci, partecipativi ed è per questo che uno dei bimbi presenti, Heorhij, dopo aver fatto un giro, afferma -Wow che forte!- Il progetto ha cercato di offrire un’esperienza multisensoriale perché i giovani fruitori sono stati invitati ad osservare sì le auto ma anche guidati attraverso l’officina e, ecco la novità, a suonare gli strumenti dell’officina, alcune parti delle auto lì presenti, per trarne un concertino del tutto nuovo! A guidare questa performance musicale è stato Sergio Cherubin, che presta il suo lavoro al progetto che non a caso si chiama Il Laboratorio del Battito, e ha fatto suonare agli ospiti forniti di bacchette i cerchioni delle ruote, un volano di una Lancia Delta, chiavi inglesi di varia lunghezza, marmitte, taniche vuote di benzina, parti di auto, ingranaggi, eliche. Un uso inconsueto e coinvolgente, che ha suscitato prima un curioso stupore, poi gioia e ilarità. Mari e Polina due bimbi ucraini che non conoscono la lingua italiana, erano talmente felici che si esprimevano come potevano con sorrisi, gesti, saltelli e battimano. La seconda parte del progetto comprendeva la trascrizione in linee ed immagini con il colore e i pennarelli. Una performance a tutto tondo sicuramente. Questo laboratorio artistico guidato da Elena Patrignani, valente docente di storia dell’arte ha visto i ragazzi tutti trascrivere i suoni prodotti in disegni davvero interessanti, da semplici accostamenti di colori da parte dei più piccoli, a forme più strutturate per i più grandini, e così sono nati alberelli, cuoricini, note, bandierine, insomma un tripudio di colore. Elena nel mentre faceva riflettere i bambini sulle emozioni e sulla loro trasformazione in segni, linee e quant’altro. Questo binomio auto e arte che sembra lontano è stato invece così chiaro per tutti e si è esplicitato in linee come una cosa normalissima. I sorrisi di tutti i piccoli sono stati il premio più evidente per coloro che si sono attivati per far esplorare la collezione in maniera diversa da quella consueta e per far fruire un’esperienza artistica in un luogo inusuale, poiché l’obiettivo primario della nostra Fondazione era quello di aumentare il benessere dei fruitori. Le due giornate si sono concluse con una merenda insieme e tanta tanta gioia.”