UGI - Il Giornale dell'UGI - VOGLIO STARE A CASA, VIENI TU

VOGLIO STARE A CASA, VIENI TU

Voglio stare a casa vieni tu

L’ASSISTENZA DOMICILIARE INFERMIERISTICA

“Sono malato, sono stanco, stufo, di malumore, la gente mi dà fastidio, il rumore non lo sopporto, figuriamoci le attese e le code. Insomma non è difficile capire che un po’ di attenzione a noi malati debilitati dalla lunga e grave malattia farebbe bene. La nostra non è pigrizia, è stanchezza, è paura di aggravare la sensazione di malattia. “

E poi ancora “certo che se l’ospedale rendesse le sale di attesa più gradevoli, non dico che ci verrei più contento, ma almeno non sarei intristito anche dallo squallore. E poi tutta ‘sta gente ammassata ad aspettare il proprio turno per un semplice prelievo. Sono a digiuno, ho fame, mi gira la testa, mi sento ancora più debole e mi annoio. Devo tenere la mascherina che mi infastidisce e stamattina ho fatto una gran fatica a saltare giù dal letto. Mia madre era nervosa, mio padre aspettava in auto nervoso pure lui. Mica è colpa mia se devo fare i prelievi.”

Questi sono una minima parte dei pensieri e dei commenti che abbiamo colto nelle sale di attesa degli ambulatori del Regina Margherita in tanti anni di servizio. Noi volontari, negli anni, abbiamo fatto di tutto per distrarre e alleggerire questi momenti un po’ vuoti ma pesanti. Tanta fatica per un prelievo sapendo che l’indomani sarebbero stati di nuovo tutti qui per la visita.

Non è questione di colpe, ma di organizzazione. Abbiamo pensato, ci siamo confrontati con i medici e con la direzione dell’ospedale e dopo poco è nato un progetto di cui siamo orgogliosi: VOGLIO STARE A CASA, VIENI TU!

Proprio noi dell’UGI che pensiamo costantemente a come rendere meno faticosa la vita dei nostri assistiti, avevamo l’obbligo morale di alleviare anche questo momento permettendo ai bambini, ai ragazzi ed alle loro famiglie di risparmiare una fatica. Poter restare nel proprio ambiente ed eliminare uscite che diventano pesanti, tragitti in auto digiuni e attese in posti non gradevoli, in mezzo ad altra gente.

Per non parlare dei vantaggi anche per l’Ospedale. Significa svuotare le sale di attesa e la conseguente confusione. Significa evitare ulteriori contagi per i pazienti oncologici che sono immunodepressi e che quindi corrono maggiori rischi rispetto ad altri. Si tratta semplicemente di rendere più umano il periodo della cura e meno traumatici gli accessi in ospedale.

I medici stessi ci dicono che è importante che i bambini o gli adolescenti affetti da patologia oncologica possano condurre una vita sempre più vicina alla normalità, consentendo loro di trascorrere il maggior tempo possibile a casa, in famiglia, riducendo al minimo quello trascorso in ospedale.

L’Assistenza Infermieristica Domiciliare – AID – nasce nel 2019 per ridurre al minimo il tempo da passare in ospedale e per garantire al paziente e alla sua famiglia assistenza personalizzata.
A domicilio vengono fatti i prelievi del sangue, la medicazione del catetere venoso centrale programmando quindi la visita il giorno stesso o il giorno successivo in un clima più disteso e indubbiamente più vicino al paziente.

All’inizio del progetto sono stati adottati dei criteri base per poter soddisfare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile e con un impiego di risorse umane contenuto. Vengono inclusi i pazienti che hanno forti criticità per quanto riguarda i trasporti, coloro che sono in isolamento perché immunodepressi e i bambini che potrebbero essere infettivi per altri. Quattro infermiere pediatriche, integrate nei reparti di oncoematologia e nel centro trapianti, ogni mattina su un’auto dell’azienda ospedaliera si recano a domicilio a Torino e comuni limitrofi – anche in Casa UGI e presso il Sermig – per effettuare i prelievi e fare le medicazioni.

Uno studio effettuato nel 2019 rivela che dopo i primi sei mesi di progetto si rilevavano presso i caregivers dei pazienti un minor impatto della malattia sulla vita quotidiana; una minore necessità di risposta ai bisogni di assistenza all’infanzia; la richiesta di meno giorni di permesso lavorativo per assistere il proprio figlio; meno giorni di riposo lavorativo senza retribuzione e infine ma non meno importante, apprezzamento per l’assistenza da parte di infermieri oncologici pediatrici specializzati.