UGI - Il Giornale dell'UGI - Volontaria UGI. Perché?

Volontaria UGI. Perché?

Perché diventare volontaria UGI?

Ecco la domanda che mi pongo oggi, domanda che mi sono posta quando ho deciso di intraprendere il corso per volontari. Domanda che mi sento di poter fare a chiunque. Perché non ci sono sbarramenti, né di età né di percorso scolastico o professionale. Non si diventa volontari UGI per le proprie capacità, quali esse siano, ma per il proprio desiderio, la propria volontà, in alcuni casi la propria necessità, di farlo.

Già. Ognuno di noi avrebbe bisogno di cominciare a guardare al di là della propria esistenza, della propria routine quotidiana fatta di famiglia, lavoro, amici e decidere di fare qualcosa che esuli da un contesto così ristretto e rassicurante. Ma non vorrei sembrare giudicante. Penso solo che io in prima persona non avevo mai preso seriamente in considerazione l’idea di diventare volontaria eppure di motivi ho scoperto di averne molti, a ottobre 2023, quando mi sono iscritta al corso. Personalmente attraversavo un periodo decisamente difficile e non riuscivo che a colpevolizzarmi e a recriminare sul passato, senza riuscire a ipotizzare un futuro diverso, migliore. Io ero il centro e non vedevo altro. Eppure ero circondata da persone che credevano in me, che erano pronte ad aiutarmi in qualsiasi modo a superare le difficoltà del momento. Il consiglio è venuto da loro. Perché non provi, mi hanno suggerito.

Ricordo il primo giovedì sera in cui ci siamo ritrovati per l’inizio del cammino. Sono entrata timorosa nella sala e mi sono accomodata timidamente in fondo alla stanza, come a non volere dare nell’occhio, incerta, insicura. “Sarò in grado di rispettare l’impegno che mi accingo a prendere?” mi sono chiesta quella sera. Ma già dalle prime parole di Marcella Mondini, segretario generale dell’UGI, che ha condotto la formazione, non ho più avuto modo di pensare a me, di farmi domande del mio essere lì insieme ad una sessantina, forse anche di più, di persone sconosciute ma con un unico desiderio, un’unica presa di coscienza: diventare volontari UGI, mettere a disposizione parte del proprio tempo per aiutare i piccoli bambini affetti da tumore e le loro famiglie ad affrontare la malattia con coraggio e tanto amore.

Proprio il messaggio di “saper accogliere sempre con il sorriso” i nostri nuovi amici, smarriti di fronte ad una malattia che stravolge la loro vita e quella delle loro famiglie, è stato il filo conduttore delle sei giornate di incontri. A condurre il corso si sono susseguiti personale medico del Regina Margherita, psicologi, membri e consulenti dell’associazione e naturalmente i volontari più “anziani” che ci hanno introdotto nel grande mondo del volontariato UGI. Ognuno di loro si è fatto portavoce con estrema disponibilità e semplicità delle norme e dei valori che regolano l’associazione dal 1980, anno di nascita di UGI, ma soprattutto dell’importanza che ciascuno riveste, senza distinzione, in questa realtà estremamente organizzata che esiste e cresce nel tempo con un unico scopo: aiutare in ogni modo, anche con un gesto spontaneo come il sorriso, chi ne ha più bisogno. Una realtà concreta, un piccolo grande mondo che visto dall’interno, con gli occhi di chi presta da anni con estrema dedizione il suo contributo per far sì che tutto funzioni al meglio, mi è sembrato come un grande puzzle, in cui ogni singolo pezzo deve incastrarsi alla perfezione con l’altro, in cui ogni singolo pezzo è indispensabile per realizzare il tutto. Una realtà parallela, insomma, che dovrebbe invece far parte della vita di ognuno. Una grande famiglia unita, ecco cosa ho percepito, più ancora che un ente con un bilancio da far quadrare quasi esclusivamente grazie alle donazioni di tutti coloro che ogni anno si fanno promotori e sostenitori per consentire a UGI di rinnovarsi, di stare al passo con i tempi, con le difficoltà che ogni ente benefico deve affrontare.

La risposta alla domanda “Volontaria UGI. Perché?” l’ho trovata proprio durante questi incontri, che ogni volta hanno confermato ma soprattutto ampliato la mia percezione del volontariato in UGI: perché ognuno di noi nel passato ha dovuto o dovrà in futuro affrontare difficoltà grandi o piccole che esse siano e in quel momento ha avuto o avrà bisogno del sostegno e dell’amore di qualcun altro per non arrendersi. Ecco, ci sono famiglie oggi che ci stanno chiedendo quell’aiuto per non sentirsi perse nel dolore di una malattia che fa paura. I loro figli in primis hanno bisogno di un abbraccio, di un sorriso, di sentirsi accolti per affrontare un ostacolo più grande di loro. Glielo dobbiamo. Dobbiamo renderci disponibili, io voglio rendermi disponibile. Non è una questione di coscienza la mia, piuttosto una scelta. La scelta di essere dalla loro parte. E UGI mi ha permesso di fare questa scelta.